Joe Bastianich, celebre ristoratore e imprenditore italo-americano, si è espresso apertamente contro la crescente diffusione del vino dealcolato, definendolo provocatoriamente “succo d’uva di ritorno”. Secondo Bastianich, l’alcol non è semplicemente un componente del vino, ma un elemento essenziale che contribuisce alla sua identità. “Eliminare l’alcol dal vino significa riportarlo al suo stato primordiale di succo d’uva, snaturandone completamente la natura e tradendo ciò che il vino rappresenta da millenni,” ha dichiarato.
Bastianich ha sottolineato che, a differenza di prodotti come il caffè decaffeinato o il latte senza lattosio, l’alcol nel vino è il risultato di un processo deliberato e affascinante: la fermentazione. Per questo motivo, ritiene che la sua rimozione non possa essere vista come una semplice modifica, ma come un intervento che altera profondamente l’essenza del prodotto.
Vino: frutto tangibile di riti tramandati per generazioni
Anche Gianni Lovadina, produttore del Prosecco Superiore DOCG Costaruél, condivide questa prospettiva, dichiarando che il vino completamente dealcolato rappresenta un tentativo di snaturare il suo legame profondo con la tradizione e il territorio. “Il profilo sensoriale dei nostri vini trae origine da un presente intriso di passato, è il frutto tangibile di riti tramandati per generazioni. Rimuovere l’alcol significa tradire queste radici,” ha affermato, aggiungendo che una simile direzione potrebbe portare il vino verso una standardizzazione che ne impoverirebbe il valore autentico.
Anche Franco Adami, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco, ha preso una posizione chiara sulla questione, sottolineando la necessità di proteggere la tradizione e il valore culturale del vino. Nonostante la bozza del decreto escluda i vini DOP e IGP dalla normativa, invita a riflettere sulla posizione di eccellenze come il Conegliano Valdobbiadene, un vino caratterizzato da un’alcolicità moderata, che si colloca già vicino alla categoria dei low alcohol. In un comunicato, il Consorzio ha evidenziato come il vino dealcolato rischi di confondere i consumatori, minacciando la percezione dell’autenticità e dell’unicità di un prodotto che da sempre rappresenta un’espressione del territorio e della maestria enologica. “Pur comprendendo l’evoluzione delle richieste del mercato, è fondamentale tutelare l’identità del vino e garantire che il suo valore non venga svilito da processi che ne alterano la natura,” si legge nella nota ufficiale.
Il Codice della strada e le ripercussioni sul settore
Un ulteriore aspetto che complica la situazione per il settore vinicolo è l’entrata in vigore del nuovo Codice della strada, che inasprisce le sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza. Sebbene le norme di base non siano cambiate, il clima di allarmismo generato dai media e dalle istituzioni ha creato sensazioni negative tra i consumatori.
“Confrontandomi con colleghi e ristoratori, emerge un clima di preoccupazione con ripercussioni sulle vendite. Il limite alcolometrico è rimasto invariato, sono le sanzioni ad essere state inasprite. L’eccessivo rigore di certo non aiuta e disorienta i consumatori”, ha commentato Gianni Lovadina, sottolineando come le recenti misure stiano creando ulteriori difficoltà in un contesto già complesso.
Se da un lato il vino dealcolato può rappresentare un’opportunità per raggiungere nuove fasce di consumatori, dall’altro resta viva la preoccupazione che la sua diffusione possa compromettere la lunga storia e il prestigio di uno dei simboli più rappresentativi della cultura enogastronomica mondiale.