Cosa significa Prosecco Brut, Dry ed Extra Dry?

Prosecco per tutti! Cosa significa Prosecco Brut, Dry ed Extra Dry?

La scena potrebbe essere pressappoco simile a questa. Il barman si avvicina al tavolo per l’ordinazione e voi esclamate in coro coi vostri commensali: prosecco per tutti!
“Si, ma vi porto un Brut, Dry o Extra Dry”? Ed ecco che a fronte di una innocente ma necessaria domanda faticate a nascondere l’imbarazzo su cosa significa Brut, Dry ed Extra Dry. Cercate uno sguardo d’approvazione tra chi vi siede accanto e poi finite per ordinare l’ultima cosa che avete udito dalla bocca del barista ostentando una falsa sicurezza.

Questa cosa, se non è capitata a tutti, è capitata a molti, perché da quando il prosecco è diventato il simbolo del vino italiano all’estero, la generalizzazione regna sovrana.

Ebbene, tenetevi forte: il prosecco non è tutto ciò che sembra vino bianco frizzantino. Un qualsiasi spumante non è per forza di cose prosecco, così come un prosecco DOC non è un prosecco DOCG.

Nondimeno, Brut, Dry ed Extra Dry sono cose diverse.

Per fortuna, la differenza è semplice, e basta davvero poco per applicarsi nella lettura e (magari) fare una figura più che dignitosa quando si sceglie di acquistare del prosecco. Fare la scelta giusta, infatti, non solo rende giustizia alla conoscenza, ma consente anche di abbinare correttamente il vino ai cibi, azzeccare il momento della giornata, rispettare l’umore personale e perfezionare l’aspetto conviviale.

Extra dry, Brut e Dry sono denominazioni che indicano la diversa quantità di zucchero presente nel vino. Dalle percentuali zuccherine avremo dunque un vino più secco o più morbido, modificandone anche sensibilmente le occasioni di utilizzo.

Prosecco Extra Dry

Il prosecco Extra dry ha un residuo zuccherino che varia tra i 12 e i 17 grammi per litro. Per chi non mastica l’inglese, il termine dry significa “asciutto”, e dunque il nome extra “asciutto” può risultare anche fuorviante perché il sapore dell’extra Dry è morbido e dolce. Se frequentate locali pubblici, avrete notato che è il tipo di prosecco più in voga attualmente perché risulta ideale da gustare come aperitivo. Anzi, è proprio conosciuto come il Re dell’aperitivo. L’Extra Dry ha un perlage fine e persistente, di colore paglierino pallido.
Seduti comodamente al ristorante, invece, l’extra Dry è ottimo con le carni bianche e tutti i cibi delicati. Provatelo con ministre di legumi e frutti di mare, formaggi freschi, pollame e sughi di carne leggeri. Non ve ne pentirete.

Prosecco Brut

Il Prosecco Brut, fra le tre categorie, è quella che contiene meno zucchero presentandone meno di 12 grammi per litro.
I gusti, si sa, sono sempre molto personali, e capita di vederlo bevuto anche come aperitivo (… ehm …), ma il Brut è un vino ideale per un pasto, non sarebbe nemmeno il caso di insistere per convincersene.
Il suo sapore è intenso, appena appena acidulo e lievemente fruttato. Il colore è paglierino scarico, con un elegante bouquet floreale e con un gusto armonico.
Chi la sa lunga lo accompagna agli antipasti, soprattutto di pesce e verdura, a formaggi freschi o di media stagionatura, alle carni bianche, ai primi piatti di pasta, riso e risotti.

Prosecco Dry

Il Prosecco Dry è il tipo più dolce, con un residuo di zucchero tra i 17 e i 32 grammi per litro.
Quando in Veneto si vuol prendere in giro uno scarso degustatore di vini si dice “ghe piase el vin da femene” (cioè, “apprezza vini dolciastri, da femminucce”). Ebbene, non è assolutamente questo il caso del prosecco Dry!
Non si tratta infatti di un vino abbastanza dolce per accompagnare un dessert ed è ottimo per la frutta ed i frutti di mare, in particolare le cozze. Se volete provare con i dolci, preferibili sono quelli a pasta secca. Per osare senza sbagliare, invece, il Dry va benissimo con i cibi piccanti della cucina fusion, cioè la cucina caratterizzata dalle contaminazioni etniche, molto di moda nelle città internazionali come Parigi e New York.
Solitamente la temperatura ottimale di servizio consigliata per servire il prosecco è di 6-8 °C, ma c’è anche chi gradisce scendere ad altre temperature e goderselo quasi “ghiacciato”.
Le chiavi che aprono tutte le porte alla comprensione della qualità di un vino sono sempre la passione di chi lo produce, i metodi di vendemmia e affinamento, i luoghi che ospitano i vitigni e l’aria che l’uva ha respirato.

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