Lo zaffo, sapete cos’è? Ve lo spieghiamo

Lo zaffo, sapete cos’é e dove si trova? Ve lo spiegamo.

Lo zaffo cos’è? Ve lo spieghiamo noi. Se vuoi scoprire cos’è e dove si trova, dobbiamo cominciare dal capire come l’umanità sia passata dall’atto del bere come necessità a quello del bere (anche) come piacere, non basta far riferimento alla coltivazione e fermentazione del frutto della vite. Per cogliere il valore di questo passaggio culturale occorre capire quanto sia forte nella natura dell’uomo il bisogno di spostarsi da un luogo all’altro, viaggiando.

Eh già, perché i vini che degustiamo oggi non esisterebbero nemmeno senza questa esigenza. Anticamente, infatti, il vino non veniva conservato in botte, ma fatto in vasche di pietra e orci di terracotta, e poi trasportato in anfore. Questi recipienti erano mezzi molto limitati poiché le strade erano sconnesse e le anfore pesanti e fragili. Solo in età romana diventerà d’uso comune il trasporto del vino su botti di legno.

La botte nacque quindi come recipiente da trasporto, prima di piccole dimensioni fino a raggiungere diametri sempre più grandi. Queste botti col tempo saranno destinate a rimanere fisse nelle cantine come recipienti per la vinificazione e la conservazione.

Ma ecco che da banali esigenze tecniche, nell’Ottocento scaturirono osservazioni destinate a stravolgere l’intera storia del vino: si cominciò ad attribuire al legno una diversa funzione, in quanto ci si accorse che il vino conservato nel legno era diverso da quello tenuto, ad esempio, nel vetro, e quello delle botti grandi era diverso da quello delle botti piccole. Insomma, una rivoluzione destinata a stravolgere le abitudini alimentari dell’umanità, incrementando la varietà dei vini e accontentando più gusti.

Lo zaffo, lo strumento per tappare la botte

La botte non era uno strumento banale, limitato alle assi di legno. Necessitava, ad esempio, di rubinetti e vari sistemi di sigillatura come lo zaffo. Avvolto di stoppa o di canovaccio tura il buco indispensabile per spillare il vino dentro la botte. Girando lo zaffo sul proprio asse, infatti, questo apre o interrompe il collegamento tra il cannello orizzontale e il tubicino verticale, consentendo la fuoriuscita del vino. Ma lo zaffo non sarà usato solo per le botti; anzi, le vecchie generazioni ben sanno quanto largo uso si fece di questi turaccioli in legno per tappare le bottiglie di vino fino a non molto tempo fa.

Mirco e Gianni Lovadina dell’azienda Costaruél hanno pensato di valorizzare l’importanza di questi elementi basilari della tradizione, ma spesso dimenticati. Sapete come? Conferendo alle etichette della nuova linea una forma stilizzata che riprende quella dello Zaffo. Anche se questi marchingegni come lo zaffo sono stati sostituiti nel settore enologico da strumenti più tecnologici, il progresso continua ad essere accompagnato sotto il segno della tradizione. Almeno qui da Costaruél funziona così…

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